Castello di Roccascalegna

ROCCASCALEGNA

Posto su una  sporgenza rocciosa, il Castello di Roccascalegna domina dall’alto il piccolo borgo come un tempo i signori feudali che abitavano imponevano la loro autorità sui suoi abitanti.

All’inizio, nell’epoca dei Longobardi, esisteva una semplice torretta di guardia, ma a mano a mano che trascorrevano gli anni e ad abitare il castello si succedevano varie nobili famiglie, la costruzione veniva ampliata, rafforzata con nuove aggiunte e munita di attrezzature difensive sempre più sofisticate. Specialmente fra il Cinque e il Seicento si ebbero interventi di restauro e di ampliamento, come la Cappella del Santissimo Rosario e la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

Nei secoli successivi il castello restò in abbandono ed andò incontro a vari crolli, tra cui si ricorda quello della cosiddetta “Torre del Cuore” a metà del Novecento.

Oggi, passato in proprietà al Comune, il castello è stato restaurato ed è aperto per i visitatori. Vi si accede dal piano della Chiesa di San Pietro attraverso un’erta gradinata ricavata nella roccia. All’ingresso si possono notare i resti del ponte levatoio. Sulla destra si eleva la Torre della Sentinella. Dal cortile interno si passa ad altre torri, denominate “Torre del carcere” e “Torre Angioina”, ed alla Cappella gentilizia , presso cui si trova una grondaia adibita a raccogliere l’acqua piovana poi convogliata nella cisterna.

Secondo una leggenda locale, il castello nel 1646 fece da scenario ad una sanguinosa tragedia: il barone Corvo de Corvis, all’epoca feudatario di Roccascalegna, pretendeva di applicare il cosiddetto “ius primae noctis”, cioè il suo diritto a passare la prima notte con ogni novella sposa del paese. Ma una di queste, o forse il marito travestito da donna, decise di ribellarsi alla pretesa, uccidendo con una coltellata il barone, e si dice che questi morendo lasciasse l’impronta della sua mano insanguinata su una roccia vicina al castello, un’impronta indelebile, ancora oggi presente. Ma è una leggenda…

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